Mi chiamo Lucrezia Ravera, sono una dottoranda in fisica teorica presso il Politecnico di Torino e il mio campo di ricerca è la Supergravità. La lettura che ho scelto è il romanzo "Un cuore così bianco", di Javier Marías.

lunedì 7 marzo 2016

La macchina nella società e nella cultura contemporanea

La trasformazione è il prodotto finito. Non si tratta di filosofia o di qualche nuova trovata pubblicitaria: questo ossimoro è lo scopo elementare alla base del funzionamento di ogni macchina. Se in natura l’energia e la materia costituiscono gli ingranaggi fondamentali che concorrono a produrre un cambiamento nel sistema, per l’uomo è l’individuazione di un problema la forza che lo spingerà ad elaborare una soluzione. Il prodotto di questa “macchina” è l’idea. La conversione dall’astratto al reale avviene per mezzo della fase di attuazione: la costruzione.



La macchina in quanto dispositivo che consumando una risorsa altera lo stato di un sistema ricopre ormai il ruolo di protagonista nella società in cui viviamo. Potremmo addirittura considerare la società stessa come una grande macchina che consuma risorse umane e materiali al fine di evolvere e progredire, spinta dall’istinto di sopravvivenza e dall’adattamento.

Le macchine si possono generalmente presentare ai nostri occhi come soggetti dello sviluppo tecnologico e culturale o come oggetti di primaria importanza per quanto riguarda l’ambito economico: esse sono parte integrante della nostra quotidianità e con esse è possibile migliorare il lavoro e la produzione a livello organizzativo.
 
Come per la maggior parte delle cose classificabili, anche per le macchine possiamo stabilire una gerarchia in base al livello di competenza e di creatività di chi le ha costruite e all’ingegnosità necessaria per produrle e modificarle, talvolta tramite l’ausilio di altre macchine. Al primo posto della classifica al giorno d’oggi potremmo collocare l’intelligenza artificiale, che permette ad un computer di svolgere funzioni e ragionamenti tipici della mente umana.